Prima di diventare l'oggetto di una scienza, la malattia è un' emozione.
(Luciano Solaris)
Stampa

Dolore Cronico, un paziente su cinque perde il lavoro.

È un sintomo come gli altri ma spesso viene sottovalutato. Eppure il dolore cronico mina l’integrità fisica e psichica del paziente, preoccupa i familiari e incide in maniera negativa sulla qualità della vita.

Il dolore è oggi la seconda causa di assenteismo dal lavoro per cause mediche, una persona su 5 perde la propria occupazione, il 50% dei pazienti soffre di depressione e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% dei casi. A pagare il prezzo più alto sono le donne, che rappresentano il 39% contro il 31% degli uomini. Il dolore cronico non oncologico interessa in Italia oltre 15 milioni di persone (26% della popolazione), è uno dei più comuni motivi di consultazione medica, ma meno della metà dei pazienti segue uno specifico trattamento, che si rivela inefficace nell’83% dei casi. Questi dati aiutano a comprendere il forte impatto economico che una patologia così frequente e invalidante ha inevitabilmente sul bilancio del sistema sanitario. In Italia la spesa annua per il controllo del dolore cronico raggiunge, secondi i dati contenuti nel Libro Bianco, 18.720 milioni di euro. Paradossalmente però è la non gestione del dolore che produce un impatto economico. Il controllo della sofferenza costituisce un elemento di sollievo per il paziente e di razionalità nell’intervento terapeutico escludendo l’accanimento e riducendo i costi. La gestione del dolore è uno degli aspetti più importanti nella medicina generale. Il medico deve avere le giuste conoscenze delle terapie per attenuare quanto più possibile le sofferenze del paziente, migliorandone la qualità di vita. Secondo recenti dati del Ministero della Salute risulta che il diritto a non soffrire per milioni d’italiani viene garantito sostanzialmente al Nord e in parte al Centro, mentre il Sud è molto in ritardo.